“La COP16 ha segnato un passaggio fondamentale, da una parte per dimostrare la tenuta del multilateralismo, dall’altra per promuovere la protezione della biodiversità ed il rafforzamento delle politiche di finanziamento a sostegno degli ecosistemi. La decisione di mobilitare 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 è un passo necessario per colmare il gap finanziario e garantire azioni concrete per la tutela della natura soprattutto in quei paesi più esposti al cambiamento climatico, ma anche più ricchi di biodiversità. – ha affermato Paolo Viganò, presidente di Rete Clima – La creazione del Global Biodiversity Framework Fund e il coinvolgimento del settore privato sono elementi chiave per accelerare questa transizione. Tuttavia, affinché queste risorse siano efficaci, è fondamentale garantire accessibilità, trasparenza e una chiara governance dei finanziamenti, assicurando che comunità locali, imprese e territori possano realmente beneficiarne. In questo senso il lancio del Cali Fund rappresenta un’iniziativa importante per la giustizia ambientale e l’impegno del settore privato. Questo fondo mira infatti a redistribuire equamente i benefici derivanti dall’uso delle informazioni sul sequenziamento digitale delle risorse genetiche, riconoscendo finalmente il ruolo cruciale delle comunità indigene nella conservazione della biodiversità. È essenziale, però, che le aziende partecipino attivamente e volontariamente a questo meccanismo, affinché il Cali Fund possa realizzare appieno il suo potenziale”.
“Come Rete Clima – conclude Viganò – continueremo a lavorare sul territorio locale promuovendo azioni concrete per integrare la biodiversità nelle strategie di sostenibilità aziendale e territoriale, supportando i soggetti privati nella loro nature strategy. L’appello ora è a governi, aziende e società civile: solo un’azione condivisa e coordinata potrà garantire un futuro agli accordi presi in difesa della biodiversità”.
Nota stampa di Press Play per Rete Clima
